Immagini contese by Germano Maifreda

Immagini contese by Germano Maifreda

autore:Germano Maifreda [Maifreda, Germano]
La lingua: eng
Format: epub
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2022-01-08T16:30:20+00:00


3.

Novecento

L’immagine del nemico

Il diffondersi, anche al di fuori dell’Occidente, di regimi politici a sovranità popolare, assieme all’esplosione dei consumi, dell’istruzione e degli spostamenti di massa, ha moltiplicato nel Novecento le circostanze e gli obiettivi dell’uso pubblico delle immagini. Queste sono di volta in volta impiegate per orientare l’elettorato, rafforzare o indebolire interessi di parte, avversari parlamentari, concorrenti; trasmettere informazioni segnaletiche quotidiane, conoscenze scientifiche, didattica, notizie, esperienze artistiche. Oppure per indurre, attenuare, cancellare credenze, emozioni, valori, preferenze, stereotipi. Un profluvio di immagini si è abbattuto sul pianeta mentre l’Europa vi sviluppava inedite relazioni coloniali, politiche, commerciali, ecologiche, culturali: inducendo lo scoppio di due conflitti mondiali, la divisione del globo in blocchi contrapposti dalla guerra fredda, la volontà di autoaffermazione di aree politiche per lungo tempo considerate subalterne in Africa, Asia e nelle Americhe, gli attuali flussi migratori da e verso l’Occidente.

L’intreccio fra globalizzazione e avvento delle democrazie di massa è stato, e continua a essere, punteggiato da scontri bellici, terroristici, etnici, religiosi, identitari che invitano tutti noi a un crescente sforzo di comprensione e ascolto dell’alterità. Sulla scia dei sociologi, che già da diversi decenni si sono orientati allo studio delle immagini (“Non si tratta di sostituire il linguaggio puramente fotografico a quello discorsivo, l’immagine al pensiero,” scrisse Franco Ferrarotti già nel 1974, “bensì di renderli effettivamente complementari”)1, anche gli storici indagano i rapporti fra creazione o percezione delle immagini e i mutamenti politici, economici, culturali avvenuti nelle società del passato. Un significato particolare, in questa cornice, ha l’analisi della produzione e della ricezione storica delle immagini del nemico.

Nell’Italia medievale dei Comuni e dei signori cittadini, i micro-conflitti di natura locale e urbana inducevano, come si è visto, l’identificazione e raffigurazione di nemici nella fazione o nella famiglia avversa. Nei secoli dell’età moderna, le grandi monarchie europee a vocazione nazionale – Inghilterra, Francia, Spagna anzitutto – superarono la concezione privata medievale dell’inimicus, incontrando (o creando) nemici pubblici esterni alla “nazione” che governavano e che intesero unificare il più possibile sul piano etnico, religioso, linguistico. Oltre alle grandi guerre internazionali che divisero il continente per decenni o per secoli, si può ricordare l’espulsione degli ebrei nel 1492 dalla Spagna unificata sotto le corone di Castiglia e Aragona; o la cacciata della minoranza ugonotta dalla Francia in cui re Luigi XIV intese eliminare ogni entità politica e sociale centrifuga. La scoperta del Nuovo mondo, la Riforma protestante, l’espansione colonizzatrice dell’Occidente dotarono i sovrani europei di un amplissimo catalogo di veri o presunti nemici contro cui scagliare crociate, anatemi, guerre di dominio: eretici, infedeli, stranieri, nemici della tradizione, anarchici, libertini, “selvaggi”.2

Nelle guerre globali contemporanee, la militarizzazione e l’ideologizzazione della politica hanno introdotto fisionomie di nemici assoluti, da distruggere a ogni costo in forma fisica e sistematica. Nei decenni fra i due conflitti mondiali, l’introduzione in vari paesi di leggi razziste antiebraiche ed eugenetiche fece da preludio al rifiorire di vecchi e nuovi stereotipi sul corpo, sulla psicologia, sulla vita quotidiana di ebrei, popoli extraeuropei, minoranze etniche, religiose o di orientamento sessuale. “Nemici” disumanizzati furono



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